Estratti dal libro
Dalla introduzione:

     Non è il tempo a cambiare le cose − o per lo meno non soltanto il tempo − ma la misura del confronto; di quello spazio tra ciò che eravamo e ciò che siamo diventati; il divario tra noi adesso e noi prima in ragione dell’incrociarsi delle vicende con il nostro prossimo. 

   E' sarà proprio l’ultima Carlotta a rendersi conto che − nel grande spazio generato da persone che si trasformano in continuazione − a contare è sempre e solo l’"Adesso".

    
E così Ludovico, il bambino che frequenta la prima elementare nella scuola destinata ad accogliere la seconda emigrazione industriale, è ben differente dal Ludovico che attraversa l’Atlantico ventiquattro anni dopo.
    Perché il monello che si accapiglia con i compagni di scuola, che cresce tra i piccoli delinquenti e le prostitute e a trent’anni attraverserà l’Atlantico su una barca a vela, potrà farlo in quel preciso momento di condizione favorevole.

     Ecco l’esercizio che ho sviluppato in questo libro, dove i personaggi si trasformano nel confrontarsi con l’"Altro", il diverso da sé.
Scrivo e nel narrare una realtà che diviene storia, cerco nell’onda temporale di ciascuna vicenda il cambiamento: siamo materia e pensiero che mutano di continuo, dentro e fuori di noi.

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"Un libro per sempre"



Non è il tempo a cambiare le cose
− o per lo meno non soltanto il tempo –
ma la misura del confronto di quello spazio
tra ciò che eravamo e ciò che siamo diventati;
il divario tra noi "Adesso" e noi "Prima"
in ragione dell’incrociarsi delle vicende
con il nostro prossimo.

   
Dicono e scrivono del mio libro

Dalla prefazione Nell’ultima novella di Stagioni del nostro percorso: “L’amico del cuore” tutti noi possiamo riconoscerci, (…) ma la chiave di lettura che l’Autrice ci dà è la misura della nostra trasformazione. E’ proprio questo il punto sorprendente, il momento di riflessione più intenso, perché al di là di quanto può sembrare ovvio a un lettore meno attento, c’è un pensiero più maturo: poiché se il fil rouge del tempo ci accompagna, accomunandoci e limitandoci tutti nella nostra condizione umana a cui è impossibile sfuggire, c’è però una realtà che diviene consapevolezza: che se per la nostra natura non possiamo far altro che sottostare alla inesorabile legge del tempo, siamo noi e proprio noi a plasmare la misura e l’ intensità della nostra trasformazione ed è la protagonista : Carlotta Campo a recitare la rivincita sulla nostra invalidante, limitativa e, tante volte, angosciante condizione di esseri temporanei.


Gabriella Baldanzi - Milano 6 Giugno 2022 


6 ottobre 2023

Dal diario di una cavalcatrice di disgrazie immaginarie

Cara Cristina, Lunedì dopo l’incontro al circolo del Computer, sono andata in farmacia; proprio in quella di Bovisa, in via Mercantini. Mi hanno accolta con grande affetto. Vi ricordate ancora di me? Ho chiesto. E come no! Ci ha regalato il suo primo libro, nel 2013 quando abitava ancora qui in Bovisa, ricordo che ce lo passavamo per commentarlo… Avevo finito le capsule di Xamax, quelle prescritte, lo scorso aprile al pronto soccorso di Santa Corona, quando il medico ha dovuto addormentarmi per misurarmi la pressione reale; Nel dormiveglia sentivo l’infermiera che armeggiava con il mio braccio. Le non è un’ipertesa, ha detto il dottore dopo, le abbiamo misurato la pressione cinque e o sei volte mentre dormiva. E mi ha mostrato i risultati. E’ semplicemente disturbata dall’ansia, le prescrivo una cura: prenda questo farmaco.

Xamax ha scritto su un foglio bianco senza intestazione, ma timbrato. Assuma una compressa ogni sera mezz’ora prima di andare a letto. Finalmente ho ricominciato a sentirmi bene: Di notte dormivo otto ore filate, di giorno stavo da dio. Ma torniamo alla farmacia della Bovisa; là dove, di nuovo, mi si negava il farmaco: Crea dipendenza, mi dissero, per questo deve essere prescritto sotto lo stretto controllo di uno specialista. Ma io non ho uno specialista. Quando stavo a Torino avevo tanti amici impegnati nella professione medica: la vicina della porta accanto; tra i neo laureati che la mia collega Giovanna mi fece conoscere. All’epoca insegnavamo entrambe alla scuola media di San Mauro. Anche il mio medico della mutua di Torino era un amico, lo conoscevo da quando andavamo alla materna e quando stavo male – per fortuna succedeva ogni morte di papa - mi veniva a prendere a casa per portarmi a fare le radiografie.

C’è da dire che sono sempre stata una nevrotica e a venticinque anni, dopo la mia memorabile caduta da cavallo, ho iniziato la psicoterapia con il professor Giacomo Selva: Lei non sta male perché è caduta da cavallo: anche solo metaforicamente da cavallo ci siamo caduti tutti, lei sta male per qualcos’altro. Ed è così che ho iniziato a vederlo una volta alla settimana: ero una ragazzetta allora ma ho continuato sin dopo il mio divorzio, tanto che quando abbiamo finito la psicoterapia avevo già una figlia e tanto di laurea e sono diventata l’architetto del professore. Approdata a Milano, per fortuna o per disgrazia, difficile dirlo, l’unica amica – medico, fu la moglie del web design del mio sito. Ebbene è stata lei il mio medico della mutua e non l’ho mai cambiata, mi ha seguita con affetto e competenza sino a quando non è andata in pensione. All’epoca abitavo in zona Sempione, a due passi dal suo studio, ma non mi vedeva mai: stavo sempre benone. Poi, come ha detto il nostro Presidente del Consiglio: “E finita la pacchia”.

Carlotta Campo alias Enrichetta Caparco